Per la collana “Brand dimenticati e come recuperarli” parliamo oggi di Mitsubishi Motors, colosso giapponese che compone la Renault-Nissan-Mitsubishi Alliance. Già solo leggendo gli altri due nomi del sodalizio viene logico chiedersi come mai l’Elica nipponica sia rimasta un po’ indietro nella transizione verso l’auto elettrica. In tal senso, potete trovare sulle pagine del nostro blog gli approfondimenti dedicati a Nissan e Renault insieme ad alcuni focus sui loro principali modelli a batteria.
Carenza di idee sul tema? Se guardiamo con attenzione la storia di Mitsubishi Motors dalla sua fondazione, ossia dal 1970 in avanti, ci accorgiamo di quanto i singoli modelli siano stati coccolati e accompagnati verso il pensionamento, riuscendo spesso in qualche caso a dare loro nuova linfa. È il caso dell’utilitaria Mitsubishi Colt o dell’iconica tre-volumi Mitsubishi Lancer, quest’ultima conosciuta soprattutto per la variante EVO utilizzata nelle competizioni rallistiche. Ogni carrozzeria ha avuto il suo diamante, dalla Pajero per i SUV, alla GTO per le cabriolet fino alla L200 per i pick-up. La gamma auto attualmente a listino della Casa è una delle più anziane se si escludono i restyling, ma questa strategia non può funzionare più in un’epoca di continuo e costante sviluppo tecnologico e ingegneristico. La pandemia ha inoltre aggravato una situazione finanziaria già deficitaria, con le indiscrezioni di una possibile vendita delle quote da parte di Nissan (poi smentita) e la successiva intenzione di abbandonare il mercato europeo (anche questa ipotesi è in seguito tramontata). Il nuovo asset societario è salito al comando dell’azienda lo scorso luglio, con la nomina di Frank Krol quale CEO chiamato a coniugare in modo sapiente la forte tradizione di Mitsubishi con l’evoluzione. Tra le prime mosse ecco l’alleanza con Koelliker, importatore in Europa di alcuni marchi cinesi, che ha realizzato recentemente in collaborazione Microsoft il primo e-Market del gruppo.
Grazie a una storia secolare, Mitsubishi può attribuirsi l’appellativo di pioniera anche in tema di mobilità elettrica avendo iniziato gli studi in materia a partire dagli anni Settanta. Nel 2009 è stata lanciata sul mercato Mitsubishi i-MiEV, facente parte del progetto condiviso insieme a Citroen e Peugeot, una delle primissime auto elettriche disponibili in Italia. Forse per una questione temporale il modello non ha riscosso grande successo così come le sue gemelle iOn e C-Zero, terminando la sua infelice avventura nel 2020. Nel 2013 Mitsubishi Outlander è stato invece il primo veicolo PHEV a carrozzeria SUV presente a listino e lo è tutt’oggi, dove monta un doppio motore elettrico (e la conseguente trazione integrale) da 224 CV complessi a ciclo Atkinson. Quali auto elettriche Mitsubishi dobbiamo aspettarci per il futuro? La maniacalità giapponese saprà applicarsi con le nuove tecnologie?
Auto elettriche Mitsubishi: scenari futuri
Tra il 2015 e il 2017 Mitsubishi ha presentato tre concept cars relative al mondo EV di cui la più interessante è certamente “e-Evolution”. Si tratta di un SUV-coupé che, se commercializzato ora, sarebbe estremamente di tendenza per il suo design alquanto futuristico. Di recente alcune indiscrezioni dal Giappone hanno ventilato l’ipotesi di riprendere il progetto e adattarlo alla neonata piattaforma del gruppo CMF-EV da cui sono nate Renault Megane E-Tech e Nissan Ariya. Ciò che è certo e in linea con l’intenzione originaria di abbandonare il mercato europeo riguarda la scelta di non creare niente ex-novo, di conseguenza se mai il concept sarà tradotto in realtà sarà lecito attendersi grandi analogie con i due modelli sopra-citati o, nel peggiore dei casi, un loro rebranding.
In tal caso si vocifera che il primo modello a inaugurare il nuovo corso condiviso sarà la nuova generazione di ASX, a quasi dodici anni dal debutto. Complicato credere che il C-SUV di Mitsubishi sarà equipaggiato con motori elettrici, anche perché potrebbe trattarsi di una vettura totalmente ripensata per non sovrapporsi a Eclipse-Cross. Ecco dunque che la piattaforma modulare di riferimento sarebbe quella della Renault Captur (e quindi un B-SUV), con probabile integrazione di propulsori PHEV. L’altro modello “derivato” dovrebbe riguardare il successore di i-MiEV, dunque una citycar molto compatta. In questo frangente i rumors sono decisamente più fragorosi e indicano nella Dacia Spring l’originale da cui estrarre il “clone” uguale in tutto e per tutto all’utilitaria a pila del Costruttore romeno. Non arriveranno invece in Europa la quarta generazione di Outlander e l’inedito SUV 100% elettrico Airtrek, destinati ai mercati domestici e americani.
Quali riflessioni trarre in conclusione sulle auto elettriche future di Mitsubishi? In considerazione del mancato approdo nel Vecchio Continente di nuovi modelli non resta che attendere eventuali rebranding di modelli Nissan o Renault, previsti comunque non prima del 2023. Tale operazione è abbastanza consolidata in ambito automotive, anche se ultimamente si vede sempre meno e non sempre le “derivate” hanno prezzi più concorrenziali rispetto all’originale. Le proposte elettriche attuali di Mitsubishi ci sono, anche se declinate in forma di ibrido plug-in, ma presentano alcune insidie a cominciare dal prezzo: Eclipse Cross PHEV costa oltre 10.000€ in più rispetto alla versione a benzina con cambio automatico, mentre Outlander PHEV poco meno di 9.000€. A questo punto meglio affidarsi al collaudato sistema a GPL sempre più raro da trovare.