Lo slogan “auto a emissioni zero”, tipico delle auto elettriche, è soltanto una strategia di marketing oppure corrisponde alla realtà? In questa guida andremo a fare luce sull’ampio dibattito filosofico che aleggia sul mondo delle auto elettriche e che potrebbe determinarne il successo o il fallimento nel futuro prossimo.

Quanto inquinano davvero le auto elettriche? Esistono più risposte a questa domanda, a seconda della prospettiva che si assume sull’argomento. Tale pluralità rende ancor più aspro il confronto tra i sostenitori dell’elettrificazione massiva e chi invece ritiene che la strada percorsa porterà a un peggioramento dello status quo.

Al centro di ogni discorso campeggia un fenomeno, il cambiamento climatico, da cui deriva il principale responsabile di una serie di avvenimenti straordinari: i gas serra. All’interno di questa denominazione affluiscono tutte le sostanze nocive per la nostra salute, tra cui l’anidride carbonica. L’obiettivo dichiarato dal Green Deal Europeo è quello di ridurre del 90% le emissioni di gas serra provenienti dal comparto dei trasporti entro il 2050. Da qui la maxi-rivoluzione che sta investendo il mondo del trasporto su gomma, con una vera e propria invasione di auto elettriche. Non tutti sono però d’accordo con questa scelta, ma chi ha veramente ragione?

Auto elettriche e inquinamento: il punto sulle emissioni

Il primo punto a favore delle auto elettriche riguarda le emissioni di scarico. Sotto questo profilo non ci sono dubbi: nessuna particella di ossido di azoto (NOX), monossido di carbonio (CO), particolato (PM 10 e PM 2.5) e idrocarburi (HC) viene emessa. Ne consegue che la qualità dell’aria trae parecchio giovamento dalla progressiva elettrificazione.

Secondo uno studio del CNR, in collaborazione con Motus-E, saranno soprattutto i centri urbani a beneficiare maggiormente della diffusione di auto a pila. Guardando i dati si nota come tutte le principali città italiane, da nord a sud, vedranno una riduzione media dell’83% di ossidi di azoto e del 44% di particolato. Tra i vantaggi collaterali dell’elettrificazione va segnalato anche il miglioramento dell’inquinamento acustico.

Auto elettriche e inquinamento: il nodo batterie

Fino a qui dunque non c’è margine di discussione. Nessuna reazione chimica significa nessuna emissione di carbonio. I veri nodi attorno ai quali si concentra il dibattito sono pertanto altri: la produzione di energia elettrica e il ciclo di vita delle batterie. Passiamo dunque ora ad analizzare i due punti singolarmente.

Cominciamo dal capitolo legato alla batteria e più in generale alla fabbricazione di un’auto elettrica. A fronte di un processo assimilabile a quello delle vetture termiche, le auto green registrano un complessivo incremento di emissioni. Il motivo risiede nelle cosiddette “terre rare” (REE), ovvero quelle zone nelle quali vengono estratti i materiali necessari alla costruzione della batteria. Per ricavarli vengono utilizzati macchinari particolarmente inquinanti che lasciano inoltre un danno permanente alla popolazione residente.

Gli elementi nello specifico sono due, il litio e il cobalto. Come abbiamo già avuto modo di spiegare in altri articoli del blog, entrambi combinano in maniera ottimale peso ed efficienza, contribuendo a una cura dimagrante per il funzionamento generale. Il problema risiede nell’approvvigionamento: sia il litio che il cobalto sono infatti considerati materie prime a rischio e non riuscirebbero a sostenere una produzione di massa.

Il rischio a cui si può andare incontro, come tampone provvisorio, è quello della caccia alla maggiore autonomia. Come ha giustamente sottolineato Thomas Ingelath, AD di Polestar, non si può pensare di risolvere il problema solamente aumentando i kWh, a discapito dell’efficienza complessiva (qui giocano un ruolo chiave il marketing aggressivo e la scarsa diffusione delle colonnine). Alcuni costruttori, come Mazda, sono scesi per loro stessa ammissione a compromessi: batteria più piccola e minor carbon footprint.

L’altro punto interrogativo riguarda lo smaltimento delle batterie a ciclo concluso. Su questo punto stanno nascendo diverse soluzioni, alcune anche creative, che mirano a minimizzare quanto più possibile la produzione di emissioni inquinanti. Tuttavia, a causa proprio dei materiali utilizzati, difficilmente gestibili, il ritardo rispetto alle auto a combustione è netto.

Auto elettriche e inquinamento: il nodo energia elettrica

Medesima importanza ricopre anche il modo in cui si ricava l’energia elettrica. Il bastian contrario in merito alla dimensione sostenibile delle auto elettriche è Akio Toyoda, AD del gruppo che porta il suo cognome. Il dirigente nipponico, lo scorso dicembre, ha sottolineato come per Toyota e per il Giappone il futuro non potrà essere elettrico, poiché la Nazione non potrebbe soddisfare la richiesta di elettricità del parco veicoli (e adeguare le infrastrutture costerebbe almeno 160 miliardi di euro).

Difficile capire quanto siano dichiarazioni di circostanza, se si considera che il brand giapponese punta fortissimo sulle concorrenti tecnologie ibride e a idrogeno. Un dato oggettivo è che risulta impossibile esprimersi in maniera universale, poiché ciascuno Stato ha una disponibilità diversa di fonti rinnovabili da cui attingere. Il Giappone, ad esempio, è particolarmente indietro su questo fronte, visto che ricava quasi interamente dal carbone l’energia elettrica. L’Italia, invece, si rifornisce per il 41% da fonti tradizionali ricorrendo spesso al gas che risulta poco impattante in termini di emissioni. Particolarmente amiche dell’ambiente sono le nazioni scandinave e la Francia.

La RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) ha provato a fugare ogni dubbio pubblicando a fine 2019 i risultati di una ricerca condotta sull’intero ciclo di vita (LCA – Life Cycle Assessment) di un’auto elettrica. Le variabili prese in considerazione sono le seguenti: emissioni di anidride carbonica per la produzione delle batterie, parametri di oggettivo confronto tra auto termiche e auto elettriche, stima dei consumi energetici in condizioni reali, vita di media dei veicoli e delle batterie, fonti energetiche utilizzate per produrre l’energia.

I risultati dimostrano come l’elettrico vinca sia nel campo dell’inquinamento che nell’emissione di gas serra. In particolare, confrontando le singole variabili, a proposito del mix di fonti energetiche utilizzate per produrre l’elettricità, le auto elettriche segnano un -30% rispetto alle controparti termiche. Anche nella stima dei consumi le auto a pila sono già più convenienti, in media del 30% rispetto alle auto a gasolio e del 50% nel confronto con i propulsori a benzina. Infine, per quanto concerne la produzione delle batterie, il cobalto sarà progressivamente abbandonato e servirà un quinto del litio utilizzato oggi per assemblare batterie ugualmente performanti.

Riassumendo in sintesi, ogni ragionamento inerente alle auto elettriche deve essere fatto in prospettiva. Logicamente è necessario trovare delle soluzioni ancor più sostenibili nelle fasi di produzione e smaltimento, senza rinunciare all’efficienza. Per quanto riguarda il punto di vista del consumatore non vi è alcun dubbio che nell’utilizzo il risparmio si ampli al macinare dei chilometri, sia economicamente che dal punto di vista ambientale. L’auspicio è che il progresso riesca a combinare sostenibilità ambientale e finanziare per creare così un circolo virtuoso.