Qui sulle pagine di Daze Technology parliamo soprattutto di automobili ma la realtà è che la transizione ecologica in ambito di mobilità sostenibile abbraccia l’intero ecosistema dei mezzi di trasporto. In un recente articolo dedicato alla classificazione dei mezzi di trasporto elettrici, abbiamo volutamente escluso la categoria degli autobus, che andiamo a trattare in questa guida nel dettaglio. Come si sta dunque muovendo il settore degli autobus elettrici? Quali sono gli scenari futuri?
Se ne parla poco ed è un peccato veniale, vista la quantità di persone che quotidianamente si avvalgono degli autobus per i propri spostamenti. È altrettanto sbagliato pensare che il problema riguardi solo il contesto urbano, sebbene valga lo stesso discorso portato avanti per le automobili sul fatto che la città sia l’ambiente più indicato per l’utilizzo in elettrico. Trattandosi molto spesso del cosiddetto “trasporto pubblico locale”, il tema sta particolarmente a cuore alle amministrazioni comunali insieme al resto della flotta elettrica composta dalla mobilità dolce. Vediamo dunque a che punto si trova l’Italia in materia e successivamente cerchiamo di capire lo scenario nelle realtà principali del nostro Paese.
Autobus elettrici: lo scenario attuale
Secondo i dati forniti dall’Amministratore Delegato di MOTUS-E, associazione che riunisce le principali categoria in tema di mobilità sostenibile, circa il 65% dell’attuale parco circolante di bus ha una classe di emissione pari o inferiore a Euro 4. MOTUS-E ha inoltre sviluppato un vademecum dedicato (e aperto a qualsiasi modifica da parte degli stakeholder) per illustrare le ragioni secondo cui una flotta a emissioni zero contribuirebbe in maniera significativa all’intero processo di decarbonizzazione. I BEB (Bus Elettrici a Batteria) richiederebbero tuttavia una nuova infrastruttura di ricarica, che affiancherebbe alla tradizionale procedura in deposito anche l’installazione di pantografi in corrispondenza dei capolinea o di fermate strategiche. Un aspetto importante della procedura riguarda metodi di acquisto degli autobus elettrici attraverso soluzioni di noleggio, oppure tramite joint-venture tra amministrazioni comunali. Rimane percorribile anche la strada che porta al retrofit, ossia alla “conversione” degli autobus, ipotesi da non scartare definitivamente visto che dal prossimo 30 giugno 2022 tutti i mezzi Euro 1 non potranno più circolare. In sintesi, è indispensabile la collaborazione sinergica tra pubblico e privato, poiché le professionalità richieste sono diverse e innovative.
Da un punto di vista economico e finanziario il Governo italiano ha messo in campo circa 3,7 miliardi da investire in quindici anni per l’acquisto di circa cinquemila bus, a cui vanno aggiunti i fondi derivanti dal “Green Deal” europeo che saranno integrati nel Recovery Fund. In tal senso, a livello di impegno preso con l’UE, l’Italia ha firmato proprio in questi giorni il Patto che prevede lo stop alla produzione di vetture endotermiche, dopo aver tentennato post-Cop26. Gli ultimi dati completi di cui disponiamo risalgono al 2019 e sono poco lusinghieri. Senza voler scomodare Danimarca (76% delle immatricolazioni) e Olanda (66%), l’Italia delude con appena il 5.4% di nuovi autobus immatricolati alimentati alla spina e l’arrivo della pandemia ha disincentivato ulteriormente il passaggio.
Autobus elettrici: le principali aziende coinvolte
Un ruolo di primo piano nell’offerta della mobilità elettrica è testimoniato da Enel X, il più importante player di autobus elettrici esclusa la Cina. Oltre alle tradizionali colonnine, l’azienda satellite di Enel gestisce oltre 1.700 e-Bus in America Latina e Oceania, occupandosi dell’intero processo di fornitura (in questo caso gli autobus sono di produzione cinese – servizio “e-Bus for Service”) oppure solamente dell’infrastruttura di ricarica (“Charging for service”). L’obiettivo è quella di creare efficacemente una filiera interamente italiana.
A dominare il settore degli autobus elettrici a livello mondiale è la cinese BYD, colosso che abbiamo già incontrato sulle nostre pagine e che cela l’acronimo “Build Your Dreams”. L’azienda di Shenzen è specializzata nelle varie tipologie di bus, quelle classiche a 12 metri o quelle multipiano, e la sua presenza è capillare con tanti puntini sulla mappa terrestre: Dundee, Barcellona, Tel Aviv, Slovacchia, Ungheria e la lista è ancora lunga. Nonostante il numero di immatricolazioni inferiore rispetto alla connazionale Yutong, BYD gode di maggior credibilità agli occhi dei clienti a livello di percezione qualitativa dei prodotti. Sul fronte europeo troviamo importanti realtà quali la polacca Solaris (oggi in mano agli spagnoli di CAF – 20% di quote di mercato), la svedese Volvo (fortissima sul mercato domestico), l’olandese VDL e l’italiana IVECO.
Autobus elettrici: situazione in Italia
L’analisi del mercato italiano non può che partire dalla Capitale, laddove la questione bus è pregnante ogni giorno. La romana ATAC ha già stretto accordi con la napoletana ANM e la meneghina ATM per ottenere la gestione dei fondi in arrivo dal PNRR destinati all’acquisto di autobus elettrici nelle tre principali metropoli. Mille e-Bus dovranno circolare per i viali della città laziale entro il 2030, come concordato dal PUMS (ossia il piano legato alla mobilità sostenibile). La grande novità dello Smart Bus, già attivo in forma sperimentale sulla linea 64, è l’impiego degli ultracapacitori in luogo delle principali batterie, che consentono una ricarica in tempi molto ridotti.
Rispetto alla Città Eterna Milano è più avanti in questo percorso e secondo le previsioni potrebbe convertire l’intera flotta all’elettrico entro il 2030. Il piano da 1.5 miliardi prevede la realizzazione di nuovi depositi dedicati, mentre sono già presenti i primi pantografi in viale Zara, Stazione Centrale e Stazione di Lambrate. Ciò che è certo riguarda la conferma di Arrigo Giana come supervisore, dopo che lo stesso AD di ATM ha escluso il proprio trasferimento nella Capitale. A Torino la proprietaria GTT prevede che tra due anni gli e-bus saranno la maggioranza, a Genova si è stipulato un contratto di acquisto con Solaris per la fornitura di 30 autobus elettrici. Più indietro la transizione a Napoli, che però sta lavorando a un progetto unificato con altri comuni dell’hinterland.
Pronta alla rivoluzione anche Bari, che ha approvato il piano “Bus Rapid Transit” con cui investirà 159 milioni di euro, bene anche Cagliari che si è data il 2033 come anno di completamento della conversione. Regina del filobus a corrente, Bologna si appresta a ripetere l’operazione anche sugli autobus con l’ingresso sul mercato di Industria Italiana Autobus. Tra i comuni più piccoli medaglia d’oro al merito per Cremona e Savona.