La bobina di sgancio (o sganciatore di minima tensione) è un dispositivo elettronico di protezione volto a interrompere il flusso di corrente in caso di malfunzionamento, preservando così l’utilizzatore dall’assorbimento di gravi scosse elettriche.
Da ormai qualche mese questo dispositivo è diventato obbligatorio nell’installazione delle wallbox per la ricarica di veicoli elettrici: facciamo quindi chiarezza sull’importanza della corretta implementazione della bobina di sgancio sulle wallbox e sulle normative in atto in materia.
Anzitutto, è opportuno illustrare brevemente il funzionamento di una wallbox. Essa si comporta come un interruttore, aprendo o chiudendo il circuito di tensione diretto verso il veicolo elettrico e permettendone la ricarica. Nello specifico, wallbox e veicolo comunicano tra di loro, e il caricatore grazie a dei relè regola la chiusura del circuito al momento dell’inserimento del connettore (il cavo di ricarica) all’interno dell’auto, interrompendolo poi in seguito alla sua rimozione.
Nel caso in cui, per un malfunzionamento del sistema, l’interruttore della wallbox si incastri, il connettore potrebbe rimanere in tensione anche dopo essere stato scollegato, costituendo un reale pericolo per l’utilizzatore che lo maneggi.
In merito alla prevenzione del rischio generato dal potenziale malfunzionamento dei relè, la Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC) si è espressa mediante la normativa IEC 61851-1, già in vigore dal 2012 e aggiornata nel 2017. Questa normativa è stata successivamente recepita in Italia dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) nel 2019, mediante la normativa CEI EN IEC 61851-1. Quanto espresso nella suddetta normativa è diventato obbligatorio a partire dal 5 luglio 2022, al termine di un periodo di transizione concesso per l’adeguamento alle direttive.
Nella fattispecie, la tematica relativa ai sistemi di protezione per le parti in tensione esposte è trattata nel comma 8.1.
In sintesi, la norma riporta che un caricatore venduto nel mercato italiano per soddisfare la nuova norma dovrà presentare almeno una di queste due caratteristiche:
- Essere dotata di socket (e quindi non connettore integrato) con “shutter” che coprono sempre le parti in tensione
- Essere in grado di rilevare il malfunzionamento del relè principale e in quel caso operare in altro modo per interrompere l’alimentazione del connettore
Nel caso di un caricatore con socket, ovvero con cavo non in dotazione, il requisito 1 può essere soddisfatto semplicemente dal produttore che può fornire il prodotto dotato di shutter meccanici sulla presa.
È questo il caso, ad esempio, di DazeMax C, la wallbox socket DazeTechnology pensata per spazi semipubblici e condivisi, come condomini e parcheggi aziendali.
Il requisito 2 è invece rivolto a tutte le wallbox con cavo integrato, e la bobina di sgancio costituisce esattamente quello strumento che permette di operare per interrompere l’alimentazione del connettore. In questo caso, sempre DazeTechnology è utile per portare l’esempio della wallbox domestica DazeBox C: rilevata l’anomalia il microcontrollore del caricatore aziona la chiusura del relè che, collegato da un cavo alla bobina di sgancio (accoppiata alle protezioni esterne magnetotermico + differenziale) permette di aprire il circuito di alimentazione a monte della stazione di ricarica.
Dato il suo recentissimo sviluppo, la ricarica dei veicoli elettrici è un settore in continua evoluzione. La norma va di pari passo con questo processo: i normatori, infatti, aggiornano costantemente vincoli e obblighi per i produttori al fine di scongiurare i potenziali rischi che vanno delineandosi con l’uso sempre più frequente dei sistemi di ricarica. Quel che è certo è che nei prossimi anni vedremo sicuramente nuovi aggiornamenti alla norma, che renderanno la ricarica un’operazione sempre più sicura per l’utente finale.