Nell’ambiente dei motori si dice che il car sharing rappresenti la mobilità del futuro. Affermazione forte e probabilmente ascrivibile ai soli centri urbani, tuttavia non poi così irrealizzabile. Chi vive in città (in quelle più grandi il fenomeno è sotto gli occhi praticamente in qualsiasi momento) sa che questo strumento, insieme ai corrispettivi di auto, moto e bici, costituisce una grande opportunità. Quasi tutte le metropoli italiane, infatti, presentano qualche lacuna nella copertura dell’intero territorio.

La parola chiave è naturalmente “sharing”, ossia condivisione. Riducendo la (dis)equazione ai minimi termini ci rendiamo subito conto che siamo giunti a una contraddizione: da un lato abbiamo l’auto di proprietà, uno tra gli investimenti più irrinunciabili della società; dall’altro un nuovo trend alimentato soprattutto dai giovani che vede nell’automobile un mezzo accessorio da usare in caso di necessità.

È logico che lo sharing non potrà sostituire mai del tutto (almeno nel futuro prossimo) la proprietà di un bene, almeno nel settore delle auto, eppure siamo a uno stadio intermedio che segmenta e targettizza alla perfezione l’utenza: una famiglia sarà particolarmente incline a possedere un’auto di proprietà, mentre invece lo studente fuori sede in una grande città sfrutterà più regolarmente i vantaggi offerti dello sharing. Guai però a estremizzare entrambi i poli.

Fatta la premessa concettuale passiamo ora la fase più tecnica. Per fare ulteriore chiarezza distinguiamo il car sharing dal car pooling, laddove la condivisione della vettura avviene soprattutto per fini economici (può essere quasi considerato un servizio-taxi). La parola chiave in questo caso è “autonoleggio a breve termine”: ciò significa che la stessa auto può essere utilizzata da diversi utenti nella medesima a giornata. L’azienda mette quindi a disposizione dei consumatori finali una flotta di vetture, solitamente concordata con il Comune di riferimento, da utilizzare in un range temporale definito.

Car Sharing elettrico: come funziona

Come per le auto elettriche anche il car sharing richiede una conoscenza tecnologica di base. Lo strumento base è il canonico smartphone, all’interno del quale dovremo scaricare l’applicazione del servizio di cui fa parte l’autovettura. A volte, esattamente come per le ricariche alle colonnine, può venire richiesta anche una card, per evitare spiacevoli inconvenienti digitali.

Sono tanti i punti di contatto con il mondo della ricarica per le auto elettriche, per esempio la disponibilità: così come esistono fasce orarie in cui i punti di ricarica liberi sono una vera caccia al tesoro, allo stesso modo può rivelarsi arduo trovare una vettura libera e disponibile in alcune fasce della giornata. Le ore notturne sono certamente le più trafficate e congestionate.

Quasi tutti i provider offrono un servizio di car-sharing “one-way”, vale a dire di libero utilizzo. In breve, gli utenti possono ritirare l’auto in qualsiasi punto e parcheggiarla ovunque senza dover concludere il noleggio in postazioni dedicate. L’alternativa, denominata “station-based” è invece più utilizzata nel caso di monopattini e biciclette, per scoraggiare l’abbandono degli stessi sui marciapiedi e ostruire la viabilità dei pedoni.

Una delle domande più frequenti quando si parla di car sharing è la seguente: posso uscire dai confini comunali rispetto a dove ho iniziato il noleggio? La risposta è dipende, nel senso che non tutti i proprietari del servizio oppure gli enti comunali concedono questa libertà. L’unica certezza è che non è consentito uscire dai confini nazionali. Di norma l’utilizzo del car sharing è possibile se si “consegna” la vettura in un’altra area all’interno del quale il servizio attivo ma ci sono anche delle eccezioni, come ad esempio il tragitto per andare o tornare da un aeroporto. In ogni caso il consiglio è sempre quello di controllare i permessi dal sito del provider.

Vediamo ora rapidamente quali sono i passaggi chiave dell’uso di una vettura in car sharing. Il primo passo è piuttosto canonico e consiste nella registrazione al servizio proprietario della flotta: il documento chiave per accedere è costituito dalla patente, sia italiana che estera. Una volta “loggati” parte la ricerca della vettura e, se siamo fortunati, diamo il via alla prenotazione: da questo momento avremo un range temporale in cui la vettura sarà virtualmente in nostro possesso.

L’auto si aprirà in modalità totalmente contactless, direttamente dal nostro smartphone. E le chiavi? Le troveremo alloggiate in uno dei portaoggetti. Quando invece dovremo completare la sessione sarà nostro compito verificare di lasciare l’auto nelle condizioni in cui l’abbiamo trovata e successivamente chiudere il noleggio sempre dall’app. Per qualsiasi inconveniente è consigliabile contattare immediatamente il Servizio Clienti, con l’obiettivo di ricevere assistenza guidata.

Car Sharing elettrico: i vantaggi

L’adozione del car sharing al posto di un’auto di proprietà può spesso rappresentare una necessità più che una scelta. C’è sicuramente un vantaggio da un punto di vista razionale, per cui seguo la filosofia del “pago quello che consumo” oppure il non doversi preoccupare delle spese di gestione ed eliminare i costi fissi. Sotto questo aspetto, come ribadiamo, il car sharing è un vantaggio solo in linea teorica. Ciò che si invece si può affermare con relativa tranquillità è che il boom di questo fenomeno sia dovuto molto all’innalzamento generale dei prezzi relativi al mondo delle auto, che ha indotto molti consumatori a ripensarne l’utilizzo passando dalla proprietà al noleggio.

Un vantaggio incontestabile è dato dall’aiuto all’ambiente. Tutti i provider stanno infatti convertendo la propria flotta all’elettrico (ma dipende dalle partnership tra i provider stessi e le Case), e pertanto il car sharing assicura l’ingresso gratuito all’interno delle ZTL e la sosta gratuita sulle strisce blu, esattamente come per le elettriche. Ancora una volta non entreremo nella morale della scelta etica poiché è lampante che se tutti potessimo usufruire dell’auto solo quando ne abbiamo realmente bisogno lo faremmo senza indugi, con le relative conseguenze positive in termini di emissioni.

Infine, sul beneficio economico è bene prendersi margine di discussione. Non vi è alcun dubbio che la condivisione dell’auto porti a risparmiare parecchio denaro rispetto al possesso, ma alla fine torniamo sempre al punto di partenza: dipende tutto dalle esigenze.

In conclusione il servizio di car sharing è ormai parte integrante delle soluzioni di mobilità e si colloca a metà strada tra la mobilità dolce e il possesso di un’auto. Attualmente sempre più città stanno adottando questa filosofia, per comunicare con un’utenza che rimarrebbe altrimenti tagliata fuori. Ci sono poi soluzioni ibride, come noleggi a lungo termine che probabilmente sono il miglior rapporto tra esigenze e spese ma che hanno comunque degli svantaggi. Insomma, nel caso in cui stiate pianificando uno spostamento difficilmente rimarrete a piedi.