L’argomento trattato in questa guida è particolarmente complesso e tecnico ed è rivolto soprattutto a chi ha a che fare con ricariche in mobilità. Nello specifico parliamo della tariffa BTVE entrando dunque in ambito normativo sulla regolamentazione dei costi di ricarica alle colonnine elettriche.

Oltre alla sigla oggetto dell’articolo c’è un altro acronimo da tenere presente: ARERA. Con queste cinque lettere si identifica l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Si tratta quindi del principale organismo statale che opera in tema di energia elettrica, gas naturale e servizi idrici. In un secondo momento il suo raggio d’azione si è ulteriormente espanso, abbracciando anche il settore del riciclaggio dei rifiuti.

All’interno della dozzina di competenze che le spettano quella utile ai fini della nostra discussione è espressa dalla seguente frase: “Stabilire, per i settori energetici, le tariffe per l’utilizzo delle infrastrutture e ne garantisce la parità d’accesso per gli operatori”. Per cui, stringendo notevolmente il cerchio, la tariffa BTVE è quella applicata come base di partenza per la ricarica pubblica delle auto elettriche. Per completezza la sigla BTVE sta per “Bassa Tensione di Veicoli Elettrici”, una delle alternative alle più note BTA (Bassa Tensione e Altri Usi) e TD (Tariffa Domestica).

Nei prossimi paragrafi andremo quindi a capire meglio in che direzione procede la ricarica in mobilità dal punto di vista burocratico, un argomento centrale considerati i progetti che riguardano le infrastrutture e che potrebbero portare a un adeguamento generale del livello dei prezzi.

Le basi della Tariffa BTVE

Nel 2016 l’ARERA fissa le tariffe regolatorie dei servizi di distribuzione e di misura dell’energia fino al 2023, salvo poi aggiornarle nel 2020. Per quanto concerne i servizi di ricarica dei veicoli elettrici in luoghi di accesso al pubblico la direttiva UE del 2014 indica che essi “dovrebbero essere ispirati ai principi di un mercato concorrenziale” e che i gestori “dovrebbero cooperare in modo non discriminatorio con i proprietari e altri operatori”.

Dal 2010 l’ARERA ha introdotto la tariffa BTVE con l’obiettivo di agevolare lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica in Italia. Tale somma presuppone un sistema monomio di energia, vale a dire che il calcolo viene fatto solamente in base alla quantità di energia prelevata, senza quindi applicare alcun canone fisso. Come detto poc’anzi nel 2019 alcuni gestori hanno espresso direttamente l’auspicio di abbassamento del corrispettivo e dell’estensione della tariffa anche alle connessioni in media tensione per il periodo 2020-2023. Avere una tariffa agevolata anche per la media tensioni diventa cruciale in una fase dove le colonnine fast cominciano a recuperare terreno.

Le ipotesi al vaglio furono quattro: definire un tetto massimo alla potenza elettrica della connessione, utilizzare una tariffa “time-to-use” che preveda una riduzione nelle ore notturne, predisporre una tariffa monomia per le connessioni a media-tensione nel caso specifico di stazioni di ricarica per il trasporto collettivo o per il car-sharing e infine adottarla anche per i veicoli V2G (Vehicle To Grid).

Tariffa BTVE: attuali regolamentazioni

Allo stato attuale sono in vigore le decisioni assunte dopo l’aggiornamento di inizio 2020 e queste saranno valide fino alla scadenza dei termini, prevista nel 2023. Permane in primis la struttura “monomia”, dunque nessun costo per le componenti e nessuna limitazione per la potenza erogata (“quota potenza”). In questo modo il gestore del punto di ricarica non deve sostenere alcun costo fisso annualmente. Tale assenza viene però compensata dai costi variabili, superiori rispetto alla controparte in BTA. Si capisce quindi come il vantaggio si riduca progressivamente a mano a mano che l’energia prelevata aumenta.

Da un punto di vista normativo l’unica condizione da applicare affinché ci si attenga alla tariffa BTVE riguarda l’uso esclusivo di ricarica pubblica di veicoli elettrici. Ciò significa che anche aree private come alberghi, centri commerciali o aeroporti possono usufruirne.

Chiudiamo infine il capitolo parlando di costi. Quanto vale effettivamente la tariffa BTVE? I prezzi in teoria non subiscono sempre l’aggiornamento trimestrale ma quasi sempre più ampio. Nel dettaglio, per il 2021 l’ARERA ha rivisto i costi nel secondo semestre, a seguito delle rimodulazioni che coinvolgono il trimestre luglio-settembre. In particolare si è registrato un aumento del 9,9% rispetto ai tre mesi precedenti, quasi tutto dovuto all’approvvigionamento dell’energia stessa (ora al 51,7% della bolletta totale).

Il costo totale della “quota energia”, che in questo caso corrisponde alla tariffa BTVE (ricordiamo zero “quote fisse” e zero “quota potenza”), oscilla tra gli 0.12€ e gli 0.16€ ed è frutto della somma di alcune componenti: gli oneri di sistema (Asos e ARIM) che incidono circa al 50% sul costo complessivo; altri costi del servizio elettrico (UC3 e UC6) come ad esempio la perequazione; MIS che identifica i costi di installazione e manutenzione del contatore e infine TRAS che indica i costi di trasporto dell’energia.

COMPONENTE QUOTA ENERGIACOSTO (AGGIORNATO AL 01/10/2021) in €/kWh
Asos0,047517
ARIM0,011995
UC30,009500
UC60,000000
MIS0,001530
TRAS0,007940
TOTALE0,078482

A ciò si devono sommare i costi di distribuzione e misura ma anche un ulteriore extra a seconda della potenza che viene dispersa e vale solo per le colonnine con potenza superiore a 16,5 kW (energia reattiva). I primi ammontano a circa 0,05€ mentre sui secondi occorre una nuova tabella esplicativa con cui chiudere il discorso.

Q. TA’ ENERGIA REATTIVA/ENERGIA ATTIVACOSTO (€/Kvarh)
Tra il 33% e il 75%0,007110
Oltre il 75%0,009130