Gran parte del merito ascrivibile alla crescente quota di mercato acquisita dai veicoli elettrici va attribuito ai contributimessi in campo dallo Stato. D’altronde è una semplice legge economica, per la quale l’incentivo stimola la domanda. Nel caso delle automobili a pila gli ecoincentivi sono stati (e sono tuttora) determinanti per abbattere la barriera all’ingresso rappresentata dai prezzi d’acquisto decisamente superiori rispetto alle vetture endotermiche.

La panoramica generale del discorso vede due ragionamenti che non possono coesistere. Il primo riguarda l’impegno europeo e mondiale nel combattere la produzione di emissioni inquinanti (soprattutto anidride carbonica) attraverso l’adozione di fonti rinnovabili. Il secondo, dipendente dal precedente, impone la progressiva sostituzione (o la conversione) della struttura attuale.

Tradotto nel settore dell’automobile significa levare dalle strade i veicoli particolarmente inquinanti (in Italia, per esempio, a fine 2019 si contavano presso la Motorizzazione oltre 3 milioni di Euro 0). Gli standard in materia, infatti, si sono alquanto irrigiditi e obbligano molti consumatori a doversi disfare delle proprie auto. Molti acquirenti hanno optato per le automobili ibride, più accessibili e in alcuni casi tecnologicamente simili alle auto elettriche, oppure per soluzioni consolidate come quelle del gas. L’acquisto migliore in prospettiva, tuttavia, rimane quello di auto a bassissime emissioni, ossia l’ibrido plug-in e l’elettrico.

La mossa ideale per far venire incontro domanda e offerta è dettata dagli incentivi per la rottamazione, grazie ai quali si rende il listino delle automobili “green” praticamente sovrapponibile a quello delle versioni tradizionali. Non essendo stato adottato un meccanismo proporzionale (ossia in percentuale) ma universale a prescindere dal costo, chi adocchiava una vettura elettrica cittadina ha tratto grandissimo giovamento da tale misura. Basta consultare le classifiche delle auto più vendute. Nel corso dell’anno, però, si è assistito all’introduzione di tanti modelli elettrici di segmenti superiori, come la ID.3, che dovrebbero modificare le gerarchie preesistenti.

Incentivi per rottamazione: i tre principali decreti per le auto elettriche

CONTRIBUTO 1 – DECRETO AGOSTO – AGOSTO 2020

A partire dunque da agosto 2020, tramite l’omonimo decreto legge, il governo Conte Bis ha introdotto una serie di misure volte a svecchiare il parco auto circolante. Nello specifico, per le auto elettriche il bonus era di 4.000€ che, sommati ai 6.000€ previsti già dal 2019, portavano il risparmio complessivo a 10.000€. Un taglio netto con alcuni paletti, a partire dal prezzo di listino: non oltre i 61.000€ IVA inclusa.

Tale decurtazione dall’importo era possibile unicamente con la rottamazione di un usato “inquinante”, immatricolato da più di dieci anni e di conseguenza rientrante nelle categorie Euro 0,1,2,3 e 4. La rottamazione era dunque una condizione necessaria per poter usufruire della sforbiciata maggiore. L’introduzione degli ecobonus ha pertanto permesso al mondo delle quattro ruote di ammorbidire le perdite ingenti causate dalla pandemia (-28% di immatricolazioni nel 2020 rispetto all’anno precedente).

CONTRIBUTO 2 – DECRETO RILANCIO – DICEMBRE 2020

A dimostrazione di un mercato importante per l’asset strategico nazionale, i fondi sono andati esauriti nello spazio di pochi mesi e il governo Conte Bis, poco prima di essere destituito, varò un ulteriore rifinanziamento (Legge di Bilancio 2021) stanziando altri 420 milioni, di cui 120 destinati al comparto delle auto elettriche, ma questa volta solo ed esclusivamente accessibili tramite rottamazione. Così facendo l’auspicio era di far durare più a lungo i contributi messi sul piatto.

In realtà poi l’Esecutivo ritornò sui propri passi allargando nuovamente a tutti l’accesso. Nello specifico, in caso di rottamazione si aveva diritto sempre a 10.000€ di ecoincentivi a livello statale. La grande novità fu rappresentata dall’introduzione del parametro relativo al reddito, con una formula appositamente dedicata a chi percepiva un ISEE familiare inferiore a 30.000€. Per questa fascia di consumatori lo sconto era pari al 40% su un valore massimo dell’auto pari a 36.600€ IVA inclusa.

Dopo una partenza lentissima, il comparto 0-60 g/km che comprende sia le elettriche che le ibride plug-in ha registrato una vorticosa accelerazione grazie all’uscita sul mercato di nuovi modelli. Nulla di paragonabile a quanto accaduto nella fascia 61-135 g/km, dove i fondi sono stati “mangiati” in appena 14 settimane.

CONTRIBUTO 3 – DECRETO SOSTEGNI BIS – LUGLIO 2021

Si attendeva dunque che il Governo Draghi, fresco di nomina, continuasse sulla scia del predecessore, e alla fine ha vinto la continuità, non senza patemi. I fondi questa volta sono stati inseriti nel DL “Sostegni Bis”, dove inizialmente erano stati destinati al settore dello sharing. Solo a un mese di distanza (siamo a inizio luglio) la maggioranza ha fatto un’inversione a U, rifinanziando altri 300 milioni, di cui 50 destinati al comparto delle elettriche.

Rimangono le disposizioni già in vigore nei precedenti DL: fino a 10.000€ di sconto per chi rottama un’automobile immatricolata prima del 2011 per acquistare un’auto elettrica dal tetto massimo di 61.000€ (IVA inclusa). A questa tornata gli ecobonus valgono anche per le auto usate e nel caso delle elettriche, sempre considerando la necessità di rottamare un veicolo, il bonus ammonta a 4.500€.

Oltre alle misure messe in campo dallo Stato è buona cosa tenere d’occhio se la propria Regione ha in programma di fare altrettanto. Ci sono infatti alcune aree del Paese nelle quali i due ecobonus sono cumulabili (non si tratta però della somma massima possibile) e di conseguenza andrebbero a rendere ancor più appetibili i modelli presenti sul mercato. La scadenza per i fondi ancora disponibili rimane fissata al 31 dicembre 2021, salvo esaurimento.