Le vie dell’elettrico sono infinite, o quasi. Sempre più spesso arriviamo a conoscere dettagli tecnologici impensabili a proposito dei nuovi propulsori, novità che ampliano sviluppi e consapevolezze degli addetti ai lavori. Riprendendo il vecchio adagio secondo cui “il compratore di un’auto elettrica è tanto smart quanto l’auto di cui è proprietario”, è utile sapere che l’elettrico può essere la soluzione anche in corso d’opera.
In che modo? Attraverso il retrofit, termine che indica la possibilità di rinnovare dal punto di vista tecnico e tecnologico un qualsiasi apparecchio.
Tale operazione è applicabile anche al campo delle automobili da diverso tempo: molti clienti, infatti, hanno deciso ad esempio di installare un impianto GPL alla propria auto a benzina in un secondo momento.
È dunque possibile fare un retrofit elettrico? Ovvero convertire un’automobile tradizionale in una nuova versione a zero emissioni. La risposta è affermativa e in questa guida analizzeremo metodologie e costi di un’operazione tanto sconosciuta quanto efficace.
Retrofit Elettrico: cos’è e cosa significa
Prima di cominciare l’analisi è opportuno dire che il retrofit elettrico fa parte del maxi-piano governativo di rinnovamento del parco autoveicoli attualmente in circolazione. Pertanto gode di vantaggi economici di cui poi parleremo. In virtù dei limiti sempre più stringenti imposti dalle normative anti-inquinamento, diversi milioni di automobilisti si ritrovano infatti nella condizione obbligata di cambiare auto, ma con il retrofit elettrico il proprio veicolo inquinante può essere paragonato a tutti gli effetti a un moderno esemplare.
Dalle precedenti guide abbiamo imparato che l’ostacolo principale nell’acquisto di un’auto elettrica è il suo prezzo, che spesso rimane comunque superiore anche con l’applicazione degli ecoincentivi in vigore. Il proprietario di un’auto particolarmente nociva in termini di emissioni (di norma con classe inferiore a Euro 3 per i diesel ed Euro 2 per i benzina) può quindi decidere di optare per la conversione in auto elettrica. Sotto il profilo legislativo, il retrofit elettrico è inoltre regolamentato dal Decreto Retrofit, ufficialmente promulgato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel gennaio 2016.
Retrofit Elettrico: a chi è rivolto e come funziona
Il retrofit elettrico non prevede discriminanti, perciò si rivolge a tutti coloro i quali sono in possesso di un’auto con una carta d’identità ingiallita, magari ferma in garage e che potrebbe vivere una seconda vita con la sostituzione del motore.
È, invece, fortemente sconsigliato agli appassionati e ai collezionisti delle auto d’interesse storico (le cosiddette “oldtimer”), visto che in questo caso l’autenticità del modello verrebbe irrimediabilmente compromessa.
Il “sistema di riqualificazione elettrica”, denominazione tecnica con cui si indica il retrofit elettrico, è comunque applicabile a tutte le motorizzazioni in commercio. I componenti essenziali del kit sono quattro: batteria, motore, trasformatore e cavi ausiliari. È importante sapere che l’intervento può essere eseguito solo in un’officina autorizzata (circa 50 in tutta Italia) da meccanici specializzati: si tratta infatti di figure professionali appositamente formate.
Una volta scelta la capacità della batteria da montare (se l’auto è leggera non potrà usufruire di un accumulatore troppo capiente), i tecnici si premurano di mantenere invariata la disposizione originale dei componenti, tuttavia ciò non è sempre possibile. Non esiste uno schema definito per questo tipo di interventi, tendenzialmente la nuova conformazione richiede meno spazio rispetto all’architettura di base.
Terminati i lavori si procede all’omologazione del veicolo, che consiste in un semplice aggiornamento della carta di circolazione: ci si mette in regola con la documentazione del PRA. Tale operazione viene effettuata dopo un attento collaudo dalla Motorizzazione Civile ed è inclusa nel costo finale a carico dell’utente.
Costi e incentivi del retrofit dell’auto elettrico
Ogni intervento di retrofit elettrico va analizzato come caso a sé, non esiste infatti una normativa ad hoc se non per il costo della manodopera. La principale variabile è, come nel caso delle elettriche pure, la batteria: più è grande e più inciderà sulla spesa complessiva. Di norma non si tratta mai di accumulatori super generosi, eppure basta poco per arrivare a spendere oltre 10.000€.
Come accennavamo in apertura, anche il retrofit elettrico gode di un ecobonus dedicato, che va oltre gli incentivi sulle auto elettriche. La misura è stata varata nel Decreto Agosto del 2020 e prevedeva un rimborso pari al 60% della spesa sostenuta fino a un massimo di 3.500€, in compenso non sono mancati problemi burocratici e di coordinamento tra i vari soggetti coinvolti. Per la prima fase “sperimentale” sono stati stanziati in totale 15 milioni fino al termine del 2021.
In sintesi, non esiste una risposta univoca che riesca a mettere sulla bilancia pro e contro. O meglio, i pro sono piuttosto oggettivi e consentono di “rimettere in pista” una vettura che altrimenti sarebbe destinata alla demolizione, con tutti i vantaggi fiscali derivanti dalle auto elettriche. A spostare in maniera definitiva l’ago sarà il prezzo complessivo. Se l’intervento richiederà un esborso economico particolarmente oneroso, allora bisognerà mettere da parte la nostalgia e sfogliare il listino del nuovo.