Nome: Matteo Cattaneo

Cosa fai in Daze: Responsabile Ufficio Acquisti

Da quando sei in Daze: Ottobre 2021

Perché hai scelto di lavorare in Daze?

Avevo lavorato in ufficio acquisti già prima di approdare in Daze, prima in un’azienda piccola e poi in un’azienda più grande e multinazionale. Mi sono trovato bene in quella piccola e più informale, male nella multinazionale, perché troppo rigida e seriosa. Stanco della situazione, ho dato le dimissioni e ho passato un periodo sabbatico lungo tutta l’estate, accettando poi una posizione come consulente in ambito amministrativo. Dopo sette giorni dall’inizio del nuovo lavoro, sono stato chiamato da Daze per una proposta che mi avrebbe permesso di tornare a fare quello che facevo nell’azienda più piccola, ovvero ufficio acquisti, ma con uno sguardo “a tutto tondo”, cioè la gestione dell’ufficio. Mi è piaciuto tantissimo l’ambiente estremamente orizzontale e giovane, ma anche la dimensione famigliare, inoltre avrei avuto l’occasione di continuare un percorso lavorativo già iniziato, quindi non ci ho pensato più di tanto e 2 anni fa è iniziato il mio viaggio in elettrico

Cosa ti è piaciuto dell’azienda?

C’è stato un colpo di fulmine con Daze. Ho visto una realtà in costruzione con un intero dipartimento scoperto ed era esattamente ciò che cercavo e sapevo fare. Ho avuto subito carta bianca per prendere decisioni e strutturare il lavoro. Il tempismo è stato perfetto: cercavo qualcosa e l’ho trovata. Ho capito subito che l’ambiente era giovane e dinamico, mi sembrava più un gruppo di universitari che un’azienda, era quasi come tornare a scuola. Ho apprezzato molto il colloquio, ne avevo già una decina sulle spalle, e in tutti mi ero sentito in una posizione di subordinazione con domande estremamente generiche e vuote. In Daze, invece, mi è stato somministrato un particolare quiz di logica che di fatto non ho risolto, ma nonostante questo sono piaciuto per l’approccio riservato al problema in questione. Al termine sono rimasto colpito, perché non avevo mai fatto un colloquio del genere, ma ero piacevolmente sorpreso che dei trentenni mi avessero messo così tanto e così bene alla prova. 

Una tua passione? 

Io corro in montagna. La passione per la montagna nasce da piccolo perché seppur controvoglia – andare in montagna per un bimbo non è il top – ci andavo con i miei ogni estate a fare giri nel fine settimana. L’ho abbandonata durante superiori e inizio università, mi ci sono buttato a capofitto in quei 3 mesi di inattività lavorativa prima di iniziare in Daze. Avevo bisogno di cambiare aria dopo l’esperienza negativa al lavoro, mi ero lasciato con la ragazza, dovevo svagarmi e conoscere nuova gente e quindi ho iniziato a organizzare giri in montagna. In particolare, ho conosciuto il gruppo di Mountain Mates: dei ragazzi che in totale amicizia (senza quote di iscrizione) si accordano per organizzare giri in montagna scrivendosi direttamente sui social. Tramite loro ho iniziato a uscire e conoscere persone nuove, tra cui la mia attuale ragazza (Silvia, lavora anche lei in Daze). Oggi la montagna è la mia vita: ci vado ogni settimana, non solo nel weekend ma anche durante la settimana per tenermi in allenamento, poiché non faccio solo scampagnate, ma anche gare di trail running e quindi devo tenermi attivo. La montagna mi fa stare bene, mi rilassa nonostante la parte di fatica e sforzo e credo che sopportare una fatica per 10 ore o più, con freddo, acqua, buio e fango e anche paura, dia quella marcia in più per affrontare tutto, anche lavorativamente parlando. Sei più scarico e rilassato nel resto della vita e della settimana, in qualsiasi altro contesto. La montagna è la mia vita. Proprio perché gli episodi di vita e ciò che vedo, faccio sono così unici e interessanti, abbiamo pensato (io e Silvia) di condividere tutto ciò che facciamo con una community che cresce giorno dopo giorno. Abbiamo un approccio dinamico e creativo nelle attività in montagna: trekking, trail running, alpinismo.
Abbiamo aperto la community Instagram Trail Lovers (in onore dell’amore che abbiamo per il trail running) per raccontare tutto ciò che facciamo.
I pilastri del progetto sono tre: il racconto dell’escursione, il focus su elementi d’accompagnamento all’escursione stessa, e infine il lato tecnico e di consiglio. Infatti, non ci limitiamo a raccontare il percorso e la nostra esperienza (punto 1), ma inglobiamo molte attività accessorie, specialmente sul piano enogastronomico. E infine c’è il lato tecnico: ci sono dettagli accurati sulle uscite, come sviluppo e dislivello, i file gpx con il percorso già creato da scaricare. Tutto è fatto in maniera poco calcolata e molto spontanea, che è il motivo principale per cui la community ha successo. Oltre al racconto generiamo quindi materiale tecnico e utile.

Ci racconti un episodio singolare? 

Il giorno che ho fatto il colloquio in Daze sono uscito, ho preso Silvia dal Politecnico, siamo saliti in Grignetta (montagna lecchese) per vedere il tramonto. Ho raccontato il colloquio per cui ero gasato, non ero sicuro che avremmo fatto in tempo ad arrivare in vetta (eravamo in ritardo e poco equipaggiati). Ma nonostante lo sforzo, la fatica, le difficoltà e la paura siamo arrivati in cima, senza neanche accorgercene per quanto eravamo presi dal nostro discorso. Lassù ci attendeva un tramonto spettacolare, il più bello che abbia mai visto in montagna. Giornata indimenticabile, l’esperienza in montagna è una metafora della mia esperienza, ti premia in barba alle paure e dubbi. 

C’è stata una volta in cui i dubbi e le paure si sono rivelate fondate?

La montagna non è solo piacere, ma anche fatica e sforzo, ti chiedi sempre “ce la farò o non ce la farò?”. Sei nella natura, allo stato selvaggio, in differenti momenti della giornata e periodi dell’anno, col freddo e con la pioggia. Ci sono condizioni meteo che cambiano da un momento all’altro; il fondo su cui ti trovi può essere ghiacciato e delicato; ti puoi trovare in punti critici in cui dubiti di ogni tua scelta e del tuo stesso scopo sulla faccia della terra. 

Ci sono stati momenti di crisi. C’è stato il timore di aver preso una decisione troppo avventata e ciò ti porta a riflettere su come effettivamente approcci la vita stessa, ti fa capire che essere avventuroso e intraprendente può premiare, ma può anche essere pericoloso. Un conto è rischiare a briscola calando il carico, un altro è affrontare un canale ghiacciato sulla cima di un monte di primo mattino.

In tutte le esperienze che ho fatto, dopo mi sono sempre preso un momento di riflessione, ho rischiato, ma sono riuscito a farne tesoro per maturare e comprendermi al meglio. Superi le difficoltà, ti esponi al pericolo volontariamente, e questo ti fa crescere. 

Impari a capire che ci sono approcci diversi ai problemi e che lanciarsi e buttarsi non è sempre la scelta migliore. Bisogna imparare a pazientare e lasciare che il tempo faccia il suo corso. La montagna mi ha insegnato come gestire situazioni delicate, che si adattano in ogni contesto, lavorativo e non. 

Sei riuscito a portare questa passione in Daze in qualche modo? 

Sì, è anche grazie a Daze se posso coltivare questa passione perché qui c’è un perfetto work-life balance e questo mi permette di garantire continuità agli allenamenti, anche in settimana, oltre che nel weekend. Ho portato questa mia passione in Daze, con molti colleghi condivido ciò che faccio, molti mi chiedono e sono curiosi – cosa che adoro, significa che la mia passione ha presa sul team. E ha così tanta presa che mi è stato chiesto di organizzare delle escursioni. La prima l’anno scorso, abbiamo fatto un’escursione e un aperitivo su un monte cittadino. L’altra lo scorso 7 Luglio, in Val Serina, abbiamo pensato un evento più strutturato: buona parte dell’azienda si è mossa per raggiungere il Rifugio Capanna 2000 per passare un momento di svago in attesa del tramonto, e i più temerari hanno raggiunto una delle vette principali della zona, che permetteva di gustare uno dei panorami più belli della valle.
Abbiamo pensato un’esperienza doppia: per tutti la parte del rifugio e del relativo svago con cena e amici, per i più intraprendenti la vetta. La cosa mi ha reso estremamente fiero di aver guidato un gruppo di amici, prima ancora che colleghi, e di aver condiviso con loro un lato fondamentale della mia vita.