Nelle guide che trovate all’interno del blog potete riscontrare alcuni ritornelli ricorrenti che più o meno fanno così: “l’autonomia non è spesso soddisfacente per viaggiare su lunghe percorrenze”, o ancora, “i tempi di ricarica, per quanto siano tra i più veloci sul mercato, rimangono comunque consistenti”. È parte dell’evoluzione cercare di migliorare un’oggetto o un’idea oltre lo stadio embrionale, a volte sperimentando e sapendo che il margine di fallimento può essere alto.
Non è certamente un segreto che le auto elettriche presentino degli ostacoli oggettivamente importanti se non si hanno le giuste contromisure. E se da un lato il consumatore cerca di fare il proprio meglio per rendere al massimo dell’efficienza, dall’altro i Costruttori devono essere in grado di consegnare un prodotto all’avanguardia sotto il profilo tecnologico. Per quanto riguarda il capitolo annoso delle batterie circola ormai da parecchio tempo il rumor dello “swap”. Ecco dunque una breve guida che illustra significato, funzionamento e stato di avanzamento del “battery swapping”, ossia del sistema che abolisce interamente la ricarica.
Battery Swap: cos’è
Molto semplicemente, con il termine Battery Swap si intende la sostituzione di una batteria scarica con una carica. Senza grandi sorprese è l’America ad avere per prima l’idea, più precisamente nel 2009. Il progetto scivola via come una frivolezza prima che, anche qui senza colpi di scena, Tesla lo recupera dalla spazzatura rendendolo una delle sfide impossibili da vincere.
Siamo a giugno 2013 ed Elon Musk presenta la tecnologia a un evento dedicato presso i Tesla Design Studios. Per l’azienda californiana è l’anno di lancio di Model S, il vero “milestone” ancora oggi emblema dei valori della Casa. L’idea è talmente innovativa da essere quasi banale: l’ammiraglia Model S offre anche la possibilità di sostituire la batteria scarica con una nuova: geniale!
Facile ma anche veloce, visto che la dimostrazione certifica i tempi dimezzati rispetto al pieno di carburante: appena novanta secondi. A gennaio 2015 Tesla inaugura il primo Supercharger dotato di possibilità di sostituzione della batteria, tuttavia l’operazione si rivela un clamoroso flop: nessuno ricorre a questa soluzione.
La creatura di Musk non è stata l’unica a fallire, persino alcune imprese italiane hanno dovuto scontrarsi con gli esorbitanti costi di realizzazione. L’italiana Picchio, ad esempio, aveva associato alla tecnologia di battery swapping l’idea del car-sharing, sfruttando commercialmente un sistema frutto di anni di ricerca e sviluppo. Ultimamente il battery swap sta ritornando in auge e allora approfittiamone per dare uno sguardo ai migliori progetti attualmente presenti sul mercato
Battery Swap: il caso NIO
L’azienda cinese NIO è stata brava ma anche fortunata, poiché si è trovata al posto giusto nel momento giusto. La politica cinese contribuisce infatti al massiccio investimento nella tecnologia di battery swapping quale infrastruttura di ricarica, non solo ma essa è anche condizione necessaria per usufruire di sussidi statali oltre una certa soglia d’acquisto.
In pratica quando si acquista l’auto elettrica si compra anche il servizio di battery swap incluso, bisogna semplicemente scegliere il piano tariffario più comodo alle proprie esigenze (per esempio la sostituzione può avvenire su base mensile). Il progetto di NIO è talmente in fase avanzata che negli scorsi mesi sono state inaugurate le prime stazioni 2.0 di battery swap, in grado di operare fino a 312 cambi al giorno! In totale sono circa tre milioni gli scambi avvenuti in Cina con la tecnica dello swap ma il colosso asiatico ha già nel mirino l’ingresso in Europa, precisamente passando dalla Norvegia.
Battery Swap: il caso Ample
Grazie a un ulteriore finanziamento di 160 milioni la startup americana Ample è tornata alla carica per realizzare il suo prototipo di battery swap. I punti chiave della sua filosofia sono adattamento all’eterogeneità delle batterie e ingombri ridotti delle stazioni. Per rispondere al primo quesito la tecnologia che risiede dietro sfrutta le ultime avanguardie quali visori artificiali e sensori ottici.
Un grosso limite all’accesso è costituito dalla modularità delle batterie: condizione necessaria per procedere. Grande punto a favore è invece rappresentato dalla sinergia con le Case costruttrici, per realizzare batterie personalizzate adattabili allo swap. La soluzione è intrigante e, se dovesse andare in porto, porrebbe l’azienda in una posizione di vantaggio competitivo sulle concorrenti.
Battery Swap: la situazione in Germania
Sul suolo europeo non ci sono ancora attori privati protagonisti. In Germania è toccato all’Università di Berlino inaugurare il dibattito sulla questione focalizzandosi in particolare sui mezzi pesanti. Il progetto “eHaul” che prevede la costruzione di una stazione di scambio è ufficialmente partito e prevede partnership che muoveranno un investimento iniziale di 6,5 milioni di euro.
La logica ha un senso ben preciso, se si pensa che i camion sono pensati proprio per percorrere lunghe distanze e che già fermarsi a ricaricare una singola volta rappresenta un costo economico in termini di tempo. Con la nuova stazione i tempi si ridurrebbero diventando decisamente più sostenibili. Taglio del nastro fissato per l’anno prossimo, nella migliore delle ipotesi.