Il fascino e il lusso della tradizione british di Aston Martin saprà resistere al dilagare dell’elettrico? Non è ancora chiaro quale sarà la strategia industriale del gruppo guidato da Tobias Moers, tuttavia ci sono una serie di indizi che possono essere analizzati e interpretati. Allo stato attuale, dunque, non sono in commercio auto elettriche con le due ali e il board sta decidendo il futuro dei modelli a listino, per capire come continuare a valorizzarne la nomea.
Il primo grande quesito da porsi è quanta filosofia ingegneristica si potrà trasferire dal mondo della Formula Uno, che ha visto Aston Martin tornare a calcare il palcoscenico nella stagione corrente. In considerazione della potenza dei motori montati sui bolidi, è lecito attendersi che una buona parte del know-how venga condiviso anche con il settore dell’automotive e un primo assaggio potremo averlo con le due hypercar pronte a prendersi la scena. Si tratta di Aston Martin Valkyrie, 1.155 CV e V12 ibrido, e Aston Martin Valhalla, omologazione stradale della Valkyrie e in grado di sfoderare 950 CV e disponibile dal 2023. Il nocciolo della questione, nonché fiore all’occhiello della Casa, sarà proprio il mantenimento del V12 di derivazione Mercedes AMG, ossia uno dei pochi powertrain a dodici cilindri ancora disponibili sul mercato. Il guaio? Le norme anti-inquinamento Euro 7 prossime all’entrata in vigore e attualmente sforate dall’unità oggi prodotta negli stabilimenti inglesi. Dai vertici societari fanno sapere ai clienti la ferrea intenzione di continuare su questa strada, tuttavia bisognerà trovare un compromesso a tutti i costi in virtù delle molteplici contraddizioni tra potenza ed ecologia.
L’accordo tra i due brand supersportivi in ambito di produzione motori non è comunque in discussione, in considerazione inoltre dell’aumento delle quote da parte di Mercedes. Per quanto riguarda il capitolo dei modelli i più nostalgici ricorderanno sicuramente il modello realizzato in partnership con Toyota, vale a dire Aston Martin Cygnet, prodotto dal 2011 al 2013 che oggi sarebbe stato di grandissima tendenza nel panorama delle auto elettriche, ma è assai improbabile assistere a un’operazione nostalgia. Diamo ora un’occhiata alle probabili elettrificazioni dei modelli in gamma Aston Martin.
Il futuro di Aston Martin Vintage e DBS
Aston Martin Vantage è la storia del brand, una lunga tradizione iniziata nel 1950 per declinare particolari pacchetti sportivi e poi il modello a 360° come per la generazione attuale. Sulla carta dovrebbe essere il modello di ingresso all’Eden delle due ali, eppure in allestimento F1 Edition (come l’abbiamo vista in veste di Safety Car nell’ultimo Mondiale) sa tirare fuori l’intero DNA di famiglia. Disponibile in versione Coupé e Roadster, ha la meccanica presa in prestito dalla sorellona DB11 e fa canticchiare sotto il cofano un V8 da 510 CV. È l’unica berlinetta di Gaydon a ospitare due occupanti e si appresta a (ri)accogliere il decantato V12 con l’imminente restyling.
Proprio il motore, la cui potenza si aggirerà sui 600 CV, sarà il principale cambiamento di una vettura che non è certo da pensionare (è del 2017) in cui anche l’architettura della carrozzeria sarà portata a un livello superiore. La Casa ha già pubblicato un video teaser in cui fa sentire il rombo del proprio gioiellino, musica per orecchie allenate. Si tratterà di un ultimo presumibile ruggito per la storica supercar, che nelle intenzioni di Moers sarà 100% elettrica nel 2025. Aston Martin DBS porta la sportività all’estremo, infatti è la DB più potente di sempre. Coupè o cabrio, la DBS è già disponibile con un supersonico V12 da 725 CV e offre tutte le personalizzazioni possibili per renderla un’animale da circuito (persino il tubo di scappamento in titanio). Per lei il restyling del 2022 sarà minimale e potrebbe a sua volta ampliare la gamma dei propulsori con il “piccolo” V8 da 580 CV.
Il futuro di Aston Martin DB11 e DBX
L’Aston Martin DB11 è il modello più anziano in gamma (lanciato nel 2016) e ripercorre le orme della progenitrice DB9 aumentando ancora l’ebbrezza del piacere di guida. Già oggi è ordinabile sia con il V8 che con il V12, rispettivamente da 510 e 639 CV, e dovrebbe essere l’altra auto elettrica con cui il Costruttore inglese entrerà ufficialmente nel futuro dell’automotive nel 2025. Non cambia la tabella di marcia prevista per il 2022, con l’intenzione di incrementare ulteriormente il numero di cavalli per accrescere contestualmente l’adrenalina.
Aston Martin DBX rappresenta invece un progetto già innovativo, dal momento che parliamo della prima SUV realizzata dal marchio. Imperiale e mastodontica al tempo stesso la DBX riprende appieno la filosofia british in una carrozzeria decisamente più europea che fa del comfort, già validissimo anche sulle sportive, e del lusso un must intransigente. Dove pecca sono le performance, per quanto solo guidandola ci si renda conto dell’abisso che la separa dalle sorelline. E il futuro? Una versione mild-hybrid pensata per il mercato cinese e una plug-in prevista soprattutto per i mercati europei.