Lo scorso novembre si è tenuto a Rimini Intermobility Future Ways 2024, il forum nazionale dedicato al tema della mobilità condivisa. Dai numerosi confronti sotto forma di workshop, conferenze e dibattiti tenuti da circa 110 relatori, è emerso quanto la sharing mobility in Italia abbia raggiunto uno stato di “maturità”. E stupisce un numero particolarmente alto, che spicca tra quelli relativi ai noleggi di auto, monopattini, biciclette e scooter: la percentuale di veicoli a zero emissioni raggiunge il 95%.

È quindi assodato che la sharing mobility sta trasformando la mobilità da un fatto personale a un fatto condiviso, una buona notizia non solo per l’ambiente – con un incremento del 30% di questo sistema, verrebbero ridotte le emissioni di gas serra di 18 milioni di tonnellate – ma anche per il portafoglio. Preferendo bicicletta, trasporti pubblici e servizi di mobilità condivisa all’auto personale, potremmo risparmiare addirittura fino a 3.800 euro all’anno.

Si tratta di numeri promettenti, che fanno sperare in un aumento del trend di utilizzo dei servizi di sharing. Di fronte a queste prospettive, Intermobility Future Ways suggerisce alcune azioni strategiche per immaginare città meno congestionate e più vivibili. A partire dalla creazione di un ecosistema più interconnesso e collaborativo tra i servizi di sharing mobility, alla modifica di politiche e regolazione del settore, fino a ripensare lo spazio stradale urbano a favore di una mobilità più fluida.

Sharing mobility: dove siamo oggi?

In Italia continua a crescere l’entusiasmo verso la mobilità condivisa, testimoniato non solo dai numeri stabili e/o in crescita dell’utilizzo di questo sistema di spostamento, ma anche da numerose iniziative che sono nate negli ultimi anni nel nostro Paese. Queste idee suggeriscono qualcosa in più rispetto al semplice trend di utilizzo, che sì, è in crescita, ma può essere influenzato da vari fattori – come il risparmio economico pro capite, o la comodità del servizio in aree metropolitane. Il dato importante che ne ricaviamo è che c’è un interesse attivo verso la sharing mobility, che la percezione delle persone è positiva e che il senso di responsabilità verso l’ambiente e la vivibilità delle nostre città sta guidando le nostre scelte.

Tra i progetti più importanti c’è Demand Responsive Transit (DRT), una forma di servizio pubblico su richiesta che fa leva sulla flessibilità. Sebbene il servizio sia più concentrato nel Nord Italia (72% contro il 28% nel Centro-sud), il fatto che il 62% del DRT sia rivolto ad aree a domanda debole dimostra l’attenzione verso realtà più frammentate e periferiche. Nello stesso bacino si inseriscono progetti come NEMI, un servizio presente nei comuni del Salento e all’estero, grazie al quale le persone possono prenotare i propri viaggi e sceglierne i dettagli, come la fermata di partenza, di arrivo, data, orario e numero di passeggeri. Per approfondire, si può scoprire la fotografia della mobilità di alcune città in cui è stato lanciato il progetto Pollicino, come Cagliari e Bologna.

mobilità condivisa

Impatto dell’elettrico sulla mobilità condivisa

Come anticipato in apertura, nel 2024 la percentuale di veicoli a zero emissioni ha raggiunto il 95%. Si tratta di una tendenza in crescita negli ultimi anni, che ha visto un netto incremento dell’utilizzo di veicoli ibridi ed elettrici. L’utilizzo di auto elettriche è aumentato del 32% rispetto al 2020, così come è in crescita il numero di e-bike, soprattutto in città come Roma, Bologna e Milano.

Dati che non stupiscono se si pensa alla quantità di realtà che offrono uno sharing elettrico: oggi molti servizi di sharing mettono a disposizione una flotta full electric e sono un’alternativa sempre più valida al mezzo di trasporto privato in Italia, scelta dalle generazioni più giovani, sì, ma anche da chi ha più esperienza alla guida.

Infine, gli studi e le iniziative sull’elettrico non si fermano ai mezzi di trasporto condivisi come automobili, biciclette, scooter e monopattini, ma si estendono ai trasporti pubblici. Ad esempio, uno studio del Politecnico di Milano, “Analisi delle opportunità e delle criticità per la transizione energetica nel TPL in Italia“, sostiene l’idea che il passaggio all’elettrico del parco autobus italiano potrebbe essere più efficace se graduale e non diretto, ipotesi sostenuta da simulazioni tra il 2024 e il 2033. Questo, come altri studi, dimostrano che il movimento verso le smart city è in atto e stimola la curiosità di persone e istituzioni.

Sharing mobility come vettore della decarbonizzazione

Abbiamo già parlato di elettrificazione delle flotte aziendali esplorando il tema della transizione verso la modalità sostenibile, degli ostacoli e dei vantaggi ambientali di questa scelta. La tendenza all’elettrificazione delle flotte aziendali parla dell’impegno delle aziende di ridurre la propria impronta ambientale adottando strategie di mobilità eco-sostenibili.

Infatti, non è un segreto che la sharing mobility sia un’alleata della decarbonizzazione. Tutte le forme di sharing mobility contribuiscono alla riduzione del 25% delle emissioni di gas serra, e come anticipato un incremento del 30% porterebbe al taglio di 18 milioni di tonnellate di emissioni.

Uno scenario promettente, anche se lavorare verso questo obiettivo richiede molta strategia e persistenza. Dal 2005 al 2022 le emissioni dei trasporti su strada sono diminuite solo del 4%. Questo vuol dire che è necessario continuare a potenziare il ventaglio di mezzi disponibili per la mobilità condivisa, occuparsi dei problemi legati al traffico e tagliare il numero delle auto in circolazione, come suggerisce Edo Ronchi, il Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile.

sharing mobility incentivi

Nuove tecnologie e incentivi per la mobilità condivisa

Nei progetti per un futuro urbano più green, molte città includono la creazione di infrastrutture dedicate alla sharing mobility, come parcheggi per biciclette e punti di ricarica per veicoli elettrici.

L’impegno verso la mobilità condivisa però può essere intrapreso anche da comunità più piccole e meno istituzionalizzate: se vivete in un condominio, ad esempio, potete considerare Dazebox Share T o Dazebox Share S, pensate proprio per permettere la ricarica di veicoli elettrici in spazi condivisi. Sono in grado di supportare fino a 100 caricatori connessi allo stesso contatore, di monitorare la ricarica erogata, programmare funzioni e altro ancora, perfette per creare una vostra piccola realtà di condivisione energetica.

Smart city management: verso il futuro

La sharing mobility è solo un aspetto di un ecosistema più integrato e ricco che immagina gli spazi urbani del futuro. Sostenibili, innovativi, efficienti: le città del domani iniziano dallo smart city management di oggi. Sta nascendo una idea di realtà urbana migliore grazie a sistemi tecnologici complessi e integrati, in cui i Big Data sono analizzati per anticipare problematiche, in cui il dialogo tra cittadini e amministrazione pubblica è più partecipato e inclusivo. Sono le città verso cui stiamo andando, quelle che possono garantire una qualità migliore della vita, anche e soprattutto grazie alla centralità dell’impegno sostenibile.