È di febbraio 2024 il rapporto “Vehicles on European Roads”di ACEA (Association de Constructeurs Européens d’Automobiles). L’istituzione, fondata nel 1991, ha lo scopo di monitorare l’attività dell’industria automobilistica europea e di supportarne interessi, politiche e posizioni, costruendo un dialogo con le istituzioni. Il suo rapporto è unico nell’offrire una panoramica dei mezzi di trasporto su strada circolanti in UE, individuando il numero totale, l’età media, il tipo di alimentazione e il numero di veicoli di proprietà per famiglia.

Dall’analisi si evince un progressivo aumento dell’età degli automezzi, con una lenta sostituzione dei veicoli più vecchi e inquinanti che non riesce ancora a compensare l’introduzione di nuovi mezzi ecologici. Al tempo stesso cresce il numero di veicoli circolanti su strada: non solo automobili, ma anche furgoni, camion e bus. “Vehicles on European Roads” è quindi uno specchio illuminante sulla mobilità contemporanea, che ci permette di riflettere sul futuro dei trasporti e sulle soluzioni sostenibili per migliorare la circolazione stradale.

Vehicles on European Roads: una panoramica

ACEA individua, nel 2022, 254 milioni di auto transitanti sulle strade europee, in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. Una cifra significativa, se paragonata ai 289 milioni di veicoli circolanti in Europa nello stesso anno. Tra questi, oltre 30 milioni di furgoni, con l’Italia al secondo posto per presenze (4,4 milioni) dopo la Francia. Poco più di un milione, invece, i camion su strade europee,  principalmente distribuiti in Polonia.

Sempre la nazione polacca si colloca al primo posto per il maggior numero di bus sul territorio, con più di 128 mila unità seguite dalle 100 mila dell’Italia. Sebbene i dati di “Vehicles on European Roads” si riferiscano al 2022, il ritratto della mobilità stradale europea è attuale e contemporaneo. Troviamo quindi la Grecia al primo posto per la vecchiaia dei trasporti, con veicoli circolanti di circa 17 anni, superiori all’età media europea di 12,5.

Il Paese più avanzato è invece il Lussemburgo, con una media nazionale di 7,9 anni per veicolo. L’italia torna invece al primo posto con le flotte di furgoni, il cui indice di vecchiaia si aggira intorno ai 14 anni. Per i camion e i bus? È ancora la Grecia a primeggiare, con veicoli, rispettivamente, di 23 e 18 anni. Sono numeri essenziali per inquadrare il ritmo a cui si muove l’industria automobilistica verso una mobilità più sostenibile.

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Principali tendenze sulle strade europee

Nonostante le differenze nazionali, i dati mostrano una tendenza uniformata. I veicoli europei sono sempre più presenti sulle strade, con un’età media crescente e un timido approccio alla mobilità sostenibile, che giova delle regolamentazioni europee, come il Green Deal, a cui si allacciano le normative nazionali. Tuttavia, ci sono altri fattori che inficiano sulla mobilità stradale. Una ricerca di Transport & Environment (T&E), ha infatti dimostrato che, dal 2001, i veicoli in UE crescono di 1 centimetro ogni due anni.

I SUV, fino a una lunghezza di 220 centimetri, popolano le strade, con un investimento sulla sicurezza del passeggero, a scapito però dello spazio su strada dedicato a bici e pedoni. In questo contesto si inserisce, quindi, il modello della piramide inversa della mobilità. L’obiettivo è quello di ribaltare la gerarchia prioritaria su strada, mettendo al vertice mobilità dolce, condivisa ed eco-sostenibile. Sebbene in alcuni Paesi, come la Lituania, quasi la metà della popolazione non possieda un veicolo privato, in altre nazioni, come la Francia, il 31,3% delle famiglie ha a disposizione due auto ciascuna.

I trasporti sono quindi imprescindibili per gli spostamenti quotidiani, come dimostra il rapporto “Vehicles on European Roads” per cui, in un anno, la distanza media percorsa sulle strade europee è di 12,540 chilometri. Serve però ripensare la mobilità  nell’ottica di un’alta densità di trasporti: basti pensare che, al 2022, si contano in Europa 574 passeggeri di auto e 85 di veicoli commerciali ogni 1000 abitanti. Con questi numeri in gioco, serve l’impulso elettrico.

Mobilità elettrica in Europa

Come riporta un’indagine dell’Osservatorio europeo per i carburanti alternativi condotta su 12 Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, e pubblicata il 20 giugno 2024 dalla Commissione Europea, la popolazione in Europa è favorevole alla transizione elettrica. Nonostante il prezzo rimanga il principale ostacolo all’acquisto, secondo le parole di 19.000 intervistati, i benefici al clima e l’efficienza crescente dei veicoli elettrici (EV) sono due fattori a sostegno della causa elettrica. Non si può più ignorare la crescita invasiva delle emissioni climalteranti dei trasporti che, dal 1990, sono aumentate del 38% e arriveranno, entro il 2030, a coprire metà delle emissioni di gas serra in Europa.

È lo State Of European Transport di maggio 2024 a fornire, questa volta, una panoramica più che contemporanea sulla situazione attuale.  La mobilità elettrica funge così da salvagente in un sistema emergenziale. Aumentano le infrastrutture di ricarica sul continente, crescono gli incentivi statali a favore dell’elettrico e la Comunità Europea si impegna a sensibilizzare i consumatori con normative e obiettivi comuni, come il divieto di vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035.

Al momento del rapporto di ACEA, si registra solo l’1,2% di veicoli elettrici e plug-in-hybrid in Europa. Tuttavia, la crescita è in positivo, con sei Paesi europei che conquistano il 2%. Anche se i combustibili fossili rimangono la fonte di carburante preferita dai veicoli commerciali, sono i bus ad avvicinarsi maggiormente alla riduzione di emissioni, con una percentuale dell’ 1,9% per i bus elettrici e del 2% per i bus a formula ibrida. L’Europa cerca così di abbandonare le vecchie alternative inquinanti, ma il percorso è ambizioso e richiede la collaborazione di tutti.

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Implicazioni e Sfide

Per conseguire l’obiettivo di un’Europa climaticamente neutra entro il 2050, le istituzioni stanno affrontando sfide importanti. Così nell’aprile 2024, il Parlamento Europeo ha approvato limiti più rigorosi per il 2030 al fine di controllare gli effetti deleteri degli inquinanti atmosferici ed equiparare gli indici della qualità dell’aria in tutti gli Stati membri. Con una responsabilità di quasi il 30% delle emissioni inquinanti in Europa, i trasporti sono sulla ghigliottina di un sistema che necessita una rivoluzione.

Tra di loro, la responsabilità climalterante principale è di auto a benzina e diesel, che costituiscono ancora il 60% delle flotte aziendali, garanti della maggior parte dei veicoli su strada in commercio. La rivoluzione del parco auto circolante, con una diminuzione dell’età media dei veicoli grazie alla transizione elettrica, è un primo step fondamentale. I veicoli elettrici, infatti, inquinano tre volte di meno rispetto ai loro equivalenti a motore endotermico.

La loro giovane età, rispetto ai vecchi modelli tradizionali, permette loro di rispondere tempestivamente agli standard eco-sostenibili vigenti, con un adeguamento dei costi, un’efficienza energetica e una maggiore autonomia delle auto elettriche che conducono il mercato dell’elettrico in crescita del 28% negli ultimi vent’anni. Nell’imminente futuro, dunque, i dati sui trasporti europei sono destinati ad evolvere verso lo smart city management, per un’Europa più pulita e orientata a tutte le alternative di mobilità.