Le città si trasformano, la mobilità si evolve e l’elettrico è uno dei protagonisti del cambiamento sostenibile in atto, dove l’urbanizzazione in costante crescita rende le città nuove paladine della decarbonizzazione. Qui la crescente domanda di energia, la gestione ottimizzata delle reti elettriche e l’azione coordinata di enti pubblici e cittadini accelera la spinta verso lo smart city management. Una gestione intelligente dello spazio urbano, quindi, che consente di integrare tecnologie e politiche pubbliche per diminuire le emissioni inquinanti e agevolare gli spostamenti in città.
Secondo il report “Il futuro della mobilità elettrica in Italia” di Motus-E si prevedono fino a 11,4 milioni di veicoli elettrici circolanti al 2035 con l’attivazione di politiche che guardano all’evoluzione della rete di infrastrutture di ricarica e al sostegno della domanda con contributi e agevolazioni fiscali. Transport & Environment (T&E), invece, prevede che i BEV (Battery Electric Vehicles) raggiungeranno entro il 2025 una quota di mercato di circa il 24%, contribuendo a ridurre le emissioni climalteranti del 60%. L’elettrico, quindi, gioca un ruolo fondamentale nella mobilità urbana del futuro. Ma quali sono i fattori che possono mobilitarne lo sviluppo?
Infrastrutture di ricarica: il motore della mobilità elettrica del futuro
L’attuale disponibilità e lo sviluppo di infrastrutture di ricarica in Italia influisce significativamente sul futuro della mobilità elettrica. Nel 2023 si contano circa 51.000 punti di ricarica su territorio nazionale, con una prevalenza di colonnine di ricarica in corrente alternata (AC) tra 7,4 e 22 kW. Il nostro Paese, inoltre, si colloca tra i migliori in Europa per numero punti di ricarica ad uso pubblico installati per ogni veicolo elettrico. Sono sempre le statistiche di Motus-E a parlare, in uno scenario nazionale contemporaneo che necessita di sviluppo, ma ha molto potenziale.
Espansione delle reti di ricarica nelle città
In linea con gli obiettivi di decarbonizzazione del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), l’investimento 4.3 del PNRR prevede l’installazione di 21.000 colonnine di ricarica pubblica entro il 2026, di cui 3.000 già assegnati in ambito urbano. Questa espansione tiene conto dello sviluppo tecnologico delle batterie EV per una migliore autonomia e una minore durata di ricarica e investe sul fiducioso scenario attuale delle città italiane. Nel 2023, Roma si colloca al primo posto in Italia per numero di punti di ricarica (3.588), ma Milano svetta per avanguardia in materia di mobilità elettrica secondo Clean Cities Campaign.
La Lombardia è attualmente la regione con la maggior diffusione di infrastrutture di ricarica, ma la Campania è quella in cui si registra il più alto incremento, con Napoli in testa per numero di punti di ricarica ogni km² di superficie. In questo scenario nazionale, gli automobilisti possono orientarsi grazie alla PUN (Piattaforma Unica Nazionale), la mappa ufficiale del MASE per la diffusione di colonnine di ricarica, che diversifica ogni punto disponibile per tipologia di ricarica, potenza erogata, modalità di accesso e attivazione. Il rifornimento elettrico pubblico si fa quindi sempre più smart, ma alcuni conducenti di veicoli elettrici preferiscono la sicurezza della ricarica domestica.
Ricarica domestica e ricarica pubblica
Meglio quindi la wallbox o colonnina di ricarica pubblica? La questione apre una parentesi sulle abitudini e i consumi energetici dei conducenti di veicoli elettrici ed è un fattore inficiante nello sviluppo della mobilità elettrica urbana. Da un lato le colonnine pubbliche erogano potenze elevate in DC (dai 50 kW al 350 kW) in tempi rapidi, permettendo una ricarica più veloce per chi è in viaggio. Dall’altro la wallbox permette una ricarica domestica più confortevole e ottimizzata, dove la potenza erogata, seppur minore (fino a 7,4 kW per una wallbox monofase e fino 22 kW per una wallbox trifase), è gestibile in base agli orari di minor consumo energetico domestico.
Le colonnine di ricarica pubblica fanno sempre più parte dell’arredo urbano e rappresentano un’opzione ideale sia per soste brevi (con disponibilità nei parcheggi pubblici, come quelli dei supermercati, e nelle stazioni di servizio) che per lunghi viaggi, come un itinerario tra le città italiane (con frequente disponibilità sulle autostrade). Le wallbox sono invece pratici dispositivi di ricarica a uso esclusivo (con collocazione nel box auto personale) oppure a condivisione condominiale, che sfruttano i momenti in cui l’auto resta ferma per più tempo, come nelle ore notturne.
Le attuali statistiche nazionali mostrano una predilezione per la ricarica domestica da parte dei proprietari di veicoli privati (85%) e dei veicoli aziendali (75%). Per il noleggio a breve termine, invece, la ricarica pubblica registra la percentuale di maggioranza (60%). Gli equilibri cambiano, le dinamiche urbane si evolvono, ma di fronte alla difficoltà di avere un proprio veicolo elettrico di proprietà, sta guadagnando successo la mobilità elettrica condivisa.
Mobilità elettrica condivisa: il futuro del trasporto urbano
Tra le alternative di green mobility, la mobilità condivisa è un approccio intelligente allo spostamento urbano, che permette di ridurre la congestione provocata dal traffico stradale e le emissioni inquinanti con la condivisione di un mezzo. Lo sviluppo della sharing mobility è particolarmente diffuso nei centri urbani, dove il trasporto pubblico locale (TPL) favorisce una valida alternativa alla mezzo individuale. Per questo molte città italiane, tra cui Milano, Bergamo, Varese e Messina stanno investendo sull’elettrificazione dei TPL, all’interno del progetto del PNRR che, insieme al Piano Strategico Nazionale Mobilità Sostenibile ha erogato 7,5 miliardi di euro per il rinnovo del parco mezzi tra il 2019 e il 2033. I trasporti pubblici sono parte del ventaglio della mobilità condivisa, codificato dall’Osservatorio Nazionale di Sharing Mobility, come mezzi di trasporto di linea e/o legati a uno specifico orario di erogazione del servizio. C’è però un’altra parte del ventaglio che accoglie tutti i servizi on demand di sharing mobility su cui l’elettrico è molto presente, come per il noleggio di e-bike e monopattini elettrici. Le città del futuro, quindi, pensano in modo smart, puntando al benessere e alla qualità della vita.
I vantaggi della mobilità elettrica per le città del futuro
Lo dimostra anche il convegno “Less cars drives decarbonization” dell’Osservatorio Nazionale di Sharing Mobility, che prevede, da qui al 2030, una riduzione di 1,8 milioni di tonnellate gas serra emesse ogni anno grazie al consistente ampliamento dell’elettrificazione dei trasporti, alla riduzione del tasso di motorizzazione privato e all’aumento dell’offerta di sharing mobility. Un primo vantaggio dell’elettrico riguarda quindi una migliore qualità dell’aria che respiriamo, fondamentale per l’attuale elevata saturazione di inquinamento urbano.
Si inserisce poi la dimensione spaziale: i centri urbani favoriscono spostamenti su brevi distanze, che quindi non necessitano di una grande autonomia del veicolo elettrico, e soprattutto permettono una vasta scelta di forme di mobilità alternativa.
In questo modo è possibile ricaricare l’auto elettrica, a casa o nei parcheggi riservati con colonnina, per il tempo necessario allo spostamento cittadino, e utilizzare eventualmente nel momento della ricarica altre forme di mobilità del ventaglio di cui abbiamo parlato sopra.
Le città del futuro sono smart city regolate dallo smart city management, una gestione efficiente, sostenibile e innovativa dello spazio urbano. In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le smart grids, reti elettriche intelligenti, potenziate e interconnesse. Con l’integrazione di tecnologie informatiche e di comunicazione, le smart grids permettono una migliore gestione della produzione e della distribuzione dell’energia elettrica urbana.
Il ruolo delle politiche pubbliche per incentivare la mobilità elettrica
L’elettrico è parte del nostro futuro e di un ampio disegno normativo europeo, capitanato dal Green Deal, che guarda fino al 2050. Gli enti pubblici e locali cercano quindi soluzioni che possano integrare le nuove tecnologie con le abitudini di consumo dei cittadini, con le barriere d’acquisto dei veicoli elettrici e la conseguente evoluzione del mercato e con la disponibilità concreta di infrastrutture sul territorio. A livello locale, le città favoriscono una politica urbana orientata all’elettrico, con parcheggi sulle strisce blu e accessi alle zone ZTL gratuiti per i veicoli elettrici. A livello nazionale, il 2024 ha sancito l’introduzione di incentivi statali come l’Ecobonus e il Bonus Colonnine Domestiche. Si aggiungono i fondi pubblici designati dal PNRR per l’acquisto di veicoli elettrici e il divieto, emesso dal Parlamento Europea, di vendita di nuove auto a benzina e diesel entro il 2035. Tutte iniziative volte ad accelerare la transizione elettrica in un impegno collettivo per la sostenibilità.